L’idolatria della contingenza

…Invece è da un secolo e più che siamo subissati da luoghi comuni, schematismi, unilateralizzazioni e teorie che, in un modo o nell’altro, celebrano la sola potenza del potere e della sua contingenza, un’idolatria della contingenza per cui ogni cosa può essere solo espressione di questa piccola, incombente e nullificante presenza: economica, politica, culturale, sociale. Niente sembra poter fuoriuscire.
[…]
Sembra che ogni cosa venga pietrificata all’istante, se toccata o anche solo sfiorata da una potenza o un dominio contingenti, come se non avesse un’altra potenza o un altro dominio dentro di sé. Perché, da un certo punto in poi, nell’ipertrofico mondo della cultura come in ogni altro campo, gli uomini hanno smesso di sentire dentro di sé questa potenza e non sono stati più in grado di collegarsi a essa? Forse perché loro stessi non ce l’hanno, non la sentono più dentro di sé, e quindi sono incapaci di riconoscimento e fusione. Ma questo vuol dire attribuire a questo potere e a questo dominio un’onnipotenza che non ha, se non gli viene data.
E’ da molto tempo che vado ripetendo queste cose e che sto combattendo questa battaglia. Le forze che abbiamo di fronte sembrano immani, proprio perché hanno fagocitato anche altre forze che, magari credendo di opporsi alle prime, in realtà le celebrano e ne aumentano l’onnipotenza.
La solitudine è grande…

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L’Italia non weimariana – di Sergio Baratto

[…] Ho scritto che oggi l’elettorato premia la destra perché gli fornisce l’illusione di una risposta efficace alla paura. Ma non è nemmeno tutto qui. Troppo semplice, troppo assolutorio. È solo una parte del problema. Un’altra, molto meno assolutoria, ha a che fare con il male.
L’elemento originario su cui lavorano le forze negative è una poltiglia che non è ancora odio o paura, perché è ancora materia indifferenziata. È il grumo staminale da cui scaturiscono l’odio e la paura.
Oggi l’elettorato premia la destra anche perché gli fornisce la legittimazione della sua cattiveria. […]

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