Non sia bisbigliato
al prete nella sagrestia
dipinta di viola dal tramonto,
né si vada a rivelarlo,
affrontando l’eremo
grigio e impervio,
al mistico dall’occhio spiritato,
e nemmeno lo si mormori
all’orecchio altero del pontefice
incastonato nel suo trono magnifico
che unicamente per accogliere
la fragilità di sangue e nervi
e ogni affetto e moto di pensiero
e sogno e involontario gesto
di una creatura che spesso ho veduta
dormire su un giaciglio d’alba
cieli e terra
erano e sono.