Padre, Madre
Il Padre è oscurità di materia, e quindi per noi, ma solo per noi, caos, perché i rapporti di causa ed effetto che ci hanno effettuati, che pure ci sono stati e che una mente infinita dotata di memoria infinita potrebbe anche tentare di ricostruire, appaiono a menti finite con memorie finite – quelle insomma di cui disponiamo – come un irricostruibile caos di traumi, esperienze, ricordi, ragioni addotte ma chissà poi se reali. Noi cerchiamo di ricostruirlo con l’accanimento di chi vuol capire, reagiamo al suo apparente caos con volontà di controllo e terrore dell’indeterminato: è il modo più veloce per non conoscerlo, cioè non sapere come gestire il rapporto con lui, che sta dentro di noi e ci punisce quando non lo conosciamo, ovvero quando a tal punto non lo conosciamo che pretendiamo di conoscerlo. Una tale aggressività non fa che irritare il Padre in noi, rendendo noi irritati e irritabili, non fa che allontanarlo, aumentando la nostra oscurità, non fa che confondere, mentre aspettiamo un segno che ci indichi per quale motivo vivere, quando vivere significa proprio smettere di attendere i segni. Chi cerca il Padre con il padre, con la propria parte maschile, aggressiva ed esaurita nel raziocinio, non potrà che trovare il padre. Se si muovesse altrimenti potrebbe invece incontrare la Madre.
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