La guerra di Ypsilanti

Da Quei tre Cristi in manicomio, alla fine si arrese il medico di Elena Dusi:

I tre Gesù dell’esperimento – tutti con una diagnosi di schizofrenia paranoica – erano Clyde Benson, un contadino settantenne con il vizio della bottiglia, Joseph Cassel, 58 anni, scrittore fallito, ricoverato dopo aver picchiato i familiari e Leon Gabor, 38 anni, un veterano della seconda guerra mondiale, quello su cui il medico riponeva più speranze. “Sono Dio”, si presentò il primo. “Ho creato Dio”, specificò il secondo. “Sul mio certificato di nascita è scritto che sono la reincarnazione di Gesù di Nazareth”, fu più preciso Gabor. I tre per un periodo di due anni furono messi a dormire nella stessa stanza, condivisero i pasti e i turni di lavoro nella lavanderia dell’istituto.

Qui l’articolo intero.

Dimanche

Roberta De Monticelli

Tu sei per me il massimo valore, solo se il tuo essere è perfettamente compatibile con questa possibilità – con una spiegazione interamente naturale di tutto quello che esiste. Perché se non lo fosse, allora questa verità secondo noi possibile, concepibile, dovrebbe essere rigettata da chi crede in Te, prima di essere, sia pure all’infinito, accertata o respinta. Ma allora tu saresti l’ostacolo che si frappone fra noi e la ricerca di una verità, sia pure soltanto possibile. E allora superiore a Te sarebbe il Dubbio. Certamente fra consentire a Te e non volere alcun ostacolo fra noi e il vero, qualunque esso sia, se mai potesse esserci opposizione fra le due cose, io abbraccerei la seconda. Ma chi non lo farebbe fra i tuoi ammiratori? È inconcepibile e rivoltante che si possa «credere in Dio» contro la verità possibile.

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How to Hack the culture

La scorsa settimana, a Pesaro, Margherita Hack ha presentato il suo volume Libera scienza in libero stato. La presentazione è stata organizzata dal Movimento Radicalsocialista che, chiudendo la nota informativa dell’evento, aveva scritto:

Comunque la si pensi sarà un onore e un piacere ospitare una donna libera, che non si è mai piegata di fronte a nessun potere, che ha acquisito enormi meriti scientifici e che è dotata di una umanità, spontaneità e comunicativa in grado di affascinare chiunque la ascolti, ben oltre la cerchia (assai ristretta) degli “addetti ai lavori”.

I corsivi sono miei.
La chiusa della nota informativa significa, se non ho capito male: comunque la si pensi, è un onore e un piacere avere in città un personaggio famoso che non parla della materia in cui è specializzato.

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Mardi

Max Scheler

Non la colpa di cui si è pentiti, ma solo quella priva di pentimento ha il potere di determinare e vincolare la vita futura. Il pentimento uccide il nucleo vitale della colpa attraverso il quale esso procede. Esso sradica dal centro vitale della persona il motivo e l’azione, l’azione con la sua radice, e rende così possibile l’inizio libero e spontaneo, l’inizio verginale di una nuova fase della vita, che può scaturire dal centro della personalità, non più vincolata, proprio grazie all’atto di pentimento. Il pentimento realizza dunque un ringiovanimento morale. Forze giovani e ancora innocenti dormono in ogni anima. Esse però sono ostacolate, anzi, come soffocate, dall’erbaccia del peso della colpa, che durante la vita si è accumulata e concentrata. […] I buoni propositi, senza una coscienza della forza e della capacità di realizzarli che sia immediatamente connessa con l’atto del proposito, sono proprio quelli con cui è lastricata nel modo più invitante la «strada per l’inferno». Questo significativo proverbio si dimostra vero per la legge secondo la quale ogni buon proposito che non contiene in sé la forza necessaria alla sua realizzazione, non solo conserva la vecchia condizione di sofferenza interiore e tormento interiore dell’anima, dunque è superfluo, ma aggiunge alla persona in questa condizione un nuovo valore negativo, confermando e aggravando la condizione stessa. La via che conduce al massimo disprezzo di sé passa quasi sempre per i buoni propositi non realizzati, che non sono stati preceduti da un giusto pentimento.

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Orbite vuote a Pesaro

Orbite vuote
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Orbite vuote – che per sua natura era già un po’ a Pesaro – viene a Pesaro.
Lo presentiamo venerdì 29 aprile alle 18.00, alla Libreria Coop, quella giù per il Corso.
Ci sarà Chiara Landonio a introdurre, ci saranno i curatori, Chiara Fattori e Marco Candida, e ci saremo in dinamico duo Daniele Pasquini e io, in qualità di autori.
Di Orbite vuote, è possibile leggere qui, qui e – questa non l’avevo ancora segnalata – qui le prime tre recensioni, a opera di Valter Verri, Gordiano Lupi e Matteo “Andriy” Spinelli.
Vi aspettiamo.
Ché i libri so’ piezz’e corpi.



25 aprile 2011

Molto datato, con qualche inesattezza e approssimazione di troppo, ma per una serie di motivi che vanno dalla coincidenza tra Festa della Liberazione e Lunedì dell’Angelo ai casi della vita, oggi mi va di riesumare questo:

Quindi sono possibili due errori. Il primo è tentare di applicare, semplificando – e lo fanno la new age e in genere l’esoterismo di bassa lega – le leggi dello spirito al piano dell’anima, delle idee e della logica. È la sindrome del “Ma non puoi sempre risolvere tutto con la logica” o “È vero quello che uno crede” o “Per me è così anche se dimostri il contrario” e via dicendo. Il secondo è tentare di applicare, cercando di risolvere la complessità, le leggi dell’anima al piano dello spirito, ovvero applicare la bilancia laddove essa potrebbe essere sollevata del suo stesso peso e se è il caso gettata via. È la sindrome che comunemente chiamiamo cattiveria, o spietatezza. È perché esistono questi due tipi di errori che esistono due tipi di fascismo, o se si vuole un solo tipo di fascismo che esercita entrambe le violenze negando sia la logica sia l’ordine del cuore.

che viene da qui.

Dimanche

F. W. J. Schelling

Dio ha in sé un fondamento intimo della sua esistenza che, in quanto tale, lo precede come esistente; ma Dio è a sua volta il Prius del fondamento, in quanto il fondamento, anche come tale, non potrebbe essere, se Dio non esistesse actu.
Alla medesima distinzione conduce una veduta che parta dalle cose.
 Prima di tutto bisogna mettere interamente da parte il concetto di immanenza, in quanto con esso si deve esprimere un’inerte comprensione delle 
cose in Dio. Noi pensiamo piuttosto che il concetto del divenire sia l’unico adeguato alla natura delle cose. Ma esse non possono divenire in Dio, considerato assolutamente, poiché esse sono diverse da lui toto genere o, per parlare più giustamente, sono da lui infinitamente diverse. Per essere separate da Dio, esse devono divenire in un fondamento diverso da lui. Ma poiché nulla può essere fuori di Dio, questa contraddizione si può risolvere solo così, che le cose hanno il loro fondamento in ciò che in Dio non è Lui stesso, vale a dire in ciò che è il fondamento della sua esistenza.

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Pâques

«Coloro che affermano: “Il Signore è morto e poi è risuscitato” sbagliano. Egli infatti prima risorse e poi morì. Chi non ottiene prima la risurrezione, costui morirà. Poiché Dio vive, costui sarà morto».

Vangelo di Filippo, 56