Se uno va dal medico, sarebbe certo felice di avere solidarietà, ma ciò di cui soprattutto ha bisogno sono risposte vere sul suo stato di salute. E quelle risposte non possono limitarsi a interpretazioni più o meno creative: devono essere corrispondenti a una qualche realtà che si trova nel mondo esterno, cioè, nella fattispecie, nel suo corpo.
Maurizio Ferraris, Manifesto del New Realism
Mi trovo a discutere qui con l’amico Max Giuliani in merito a new realism e narrazioni. Max è quello che io definireri un relativista, ma non ho mai capito davvero in quale modo lo sia – i postmoderni sono un po’ sfuggenti, si sa :). Nello specifico Max mi chiama in causa riportando un concetto che io avrei espresso durante la presentazione del suo La terapia come ipertesto, e cioè «che la convinzione per cui il cuore della nostra esperienza sia in definitiva narrativo è una pericolosa concessione a qualche premessa del berlusconismo». Io non ricordo di aver sostenuto esattamente questo, quanto piuttosto di aver rinvenuto una concezione relativista alla base dell’uso che Max fa della narrazione in terapia, e probabilmente avrò detto che è il relativismo a essere connesso al berlusconismo, cosa che i lettori di Yattaran avranno già letto in qualche forma da qualche parte su questo blog, così come avranno già incontrato da queste parti i concetti espressi dai commenti che ho pubblicato in calce al post di Max e che riporto qui sotto (lasciandoli alla seconda persona, ché so che Max ci tiene ai ponti :):