Narrazioni e relazioni

Se uno va dal medico, sarebbe certo felice di avere solidarietà, ma ciò di cui soprattutto ha bisogno sono risposte vere sul suo stato di salute. E quelle risposte non possono limitarsi a interpretazioni più o meno creative: devono essere corrispondenti a una qualche realtà che si trova nel mondo esterno, cioè, nella fattispecie, nel suo corpo.

Maurizio Ferraris, Manifesto del New Realism

Clicca per scoprire la verità

Mi trovo a discutere qui con l’amico Max Giuliani in merito a new realism e narrazioni. Max è quello che io definireri un relativista, ma non ho mai capito davvero in quale modo lo sia – i postmoderni sono un po’ sfuggenti, si sa :). Nello specifico Max mi chiama in causa riportando un concetto che io avrei espresso durante la presentazione del suo La terapia come ipertesto, e cioè «che la convinzione per cui il cuore della nostra esperienza sia in definitiva narrativo è una pericolosa concessione a qualche premessa del berlusconismo». Io non ricordo di aver sostenuto esattamente questo, quanto piuttosto di aver rinvenuto una concezione relativista alla base dell’uso che Max fa della narrazione in terapia, e probabilmente avrò detto che è il relativismo a essere connesso al berlusconismo, cosa che i lettori di Yattaran avranno già letto in qualche forma da qualche parte su questo blog, così come avranno già incontrato da queste parti i concetti espressi dai commenti che ho pubblicato in calce al post di Max e che riporto qui sotto (lasciandoli alla seconda persona, ché so che Max ci tiene ai ponti :):

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Santoni parla di Dreadlock

Un mondo immaginario […] non solo coerente formalmente e filosoficamente, ma anche in qualche modo consapevole dell’essere maya, illusione, come del resto tutti i mondi, innanzitutto quello di chi sta scrivendo – o leggendo – questo pezzo, con buona pace dei nostri ombelichi.

Da Di ombelichi e mondi immaginari.

Dove Vanni Santoni parla anche di Nina dei Lupi di Alessandro Bertante, L’isola dei liombruni di Giovanni De Feo, Nessun paradiso di Enrico Piscitelli, Il senso del piombo di Luca Moretti, mostrando quanto sia in errore chi vede solo ombelichi ovunque.

Nicola Ciccoli su Dreadlock

Scrive Nicola Chik67 Ciccoli su Anobii a proposito di Dreadlock:

Giulio Giordano, Dreadlock
Dreadlock visto da Giulio Giordano

Credo che sia istintivo pensare che questo racconto lungo sia, in qualche misura, già un fumetto. Scritto in parte come una sceneggiatura, per scene corte che sono già immagine o gruppo di immagini, con un’attenzione spasmodica alle inquadrature, ai punti di vista, spesso sghembi, con dialoghi incastonati tra cambi di macchina da presa. Un fumetto di supereroi in salsa italiana, anzi in salsa studenti fuorisede a Bologna, una cosa che a me gela sempre il sangue, convinto come sono che non si possa raccontare nulla in maniera significativa ambientandolo in quel contesto.
Però, superato lo sconcerto per l’ambientazione, abituato l’occhio ai cambi di scena, e l’orecchio a certe peculiarità di linguaggio, ci si ritrova belli belli incuriositi.
Di cosa parla questa storia? Un supereroe che scopre di non bastare al mondo, di non riuscire a salvare il mondo? Anche ma non solo. La parabola di Matteo è una parabola umana, la costruzione di una nuova chiarezza nello sguardo, il tentativo di districarsi da un mare di merda (si può dire merda su Anobii?) in maniera vincente.
Poco chiaro, eh?
Un conte philosphiques rastafariano. Immerso nell’Italia di oggi.
Jacopo, porcaccia la miseria, fortuna che è corto e lo posso rileggere quando voglio. Ad ogni riga la sensazione che ci sia ancora qualcosa da capire, in più.
(io, forse, ma solo forse, ci avrei messo qualche cosa in meno)»

Perí Physeos

Vanni Santoni, Se fossi fuoco, arderei Firenze

Si può mettere così:

Questa Firenze la osservi da fuori come una fortezza spettrale, dall’alto come una valle dell’Ade: è un sogno lucido, un luogo dello spirito trasformato in luogo degli spiriti. Sono strade di pietra, un tempo esposte ai cicli stagionali e calpestate da giganti dell’ingegno, ora situate in una dimensione notturna, sotratta alla temporalità. In questa Firenze ci entri e per quelle strade ti ci trovi, e allora le vedi: le piccole comete di fuoco che le percorrono, principia individuationis che saettano in cerca di una via d’uscita, o di altre comete, e sbattono contro i muri, o si scontrano tra loro: è il brodo primordiale che quando sarà tempo riporterà il tempo, perché quest’ordine, che è identico per tutte le cose, non lo fece nessuno degli dèi né gli uomini, ma era sempre ed è e sarà fuoco eternamente vivo, che secondo misura si accende e secondo misura si spegne.

E si può mettere così:

Se fossi fuoco arderei Firenze di Vanni Santoni: in cinque pagine ti accorgi che stai già andando agli ottanta, in quindici sei ai centoventi e pensi che lo solcherai così fino alla fine – sbagliato: non sei ancora alla seconda parte: allacciati le cinture per tempo; ma che parlo a fare, le braccia non si muovono e le mani pensano solo alle pagine da sfogliare: ti ricorderai di quelle benedette cinture solo quando avrai letto l’ultima parola – mentre lui ti trascina negli ingranaggi delle psicologie individuali che si inseguono e si innestano l’una sull’altra in un logos che è corale allo stesso modo in cui è corale un pogo.

E si può mettere in decine di altri modi.

Pascoletti recensisce Dread

Dreadlock visto da Antonio Sileo
Dreadlock visto da Antonio Sileo

[…] Dreadlock! (Zona 9volt, 2011), che esce in libreria il 25 ottobre, è un tassello godibilissimo di questo percorso. È un romanzo breve, ma molto denso, di quelli che, a distanza di anni, si torna volentieri a leggere per scoprire magari strati e zone di significato che in precedenza erano sfuggiti, o che erano scivolati via perché non eravamo pronti a specchiarci in essi. […]

Qui la recensione completa.

A cosa serve ciò che non serve a niente (6)

Katsuhiro Ōtomo, Akira
Katsuhiro Ōtomo, Akira, 1988

Come si è detto, la nutrizione “a biberon” dei recettori delle dimensioni extra-utilitaristiche sposta tutta la potenza pulsionale sulla dimensione meccanico-estensionale, determinando a lungo andare l’atrofizzazione dei recettori, e, da Callicles in poi, questo riguarda anche i recettori della dimensione logica extra-utilitaristica.
Dal momento del suo rilascio, Callicles ha facilitato di molto il lavoro degli sviluppatori, aumentando in misura consistente la compatibilità delle opinioni del giorno con i sistemi operativi a differente orientamento; compresi i sistemi operativi che girano sulle menti degli sviluppatori di opinioni del giorno.

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Il modo in cui s’inginocchiavano

Da “L’argine delle abitudini”, in L’ora migliore e altri racconti, di Simone Ghelli:

Simone Ghelli, L'ora migliore

«Abbandonò il suo film preferito – perché quel viaggio era sempre in qualche modo lo stesso film: guardava le stesse cose e si atteneva agli stessi limiti proprio come se ci fosse sotto un calcolato lavoro di taglio e di montaggio – per buttare uno sguardo fuori del suo campo visivo. Lungo l’argine di destra, sul limitare di una piazzola di sosta, colse quello stesso riverbero sul filo argentato che addobbava un piccolo abete sistemato in un vaso. La croce di ferro che spuntava da una selva di mazzi di fiori la notò subito dopo, ma a causa della velocità non poté scorgerne i particolari – da un punto di vista spaziale della composizione l’albero veniva dopo e dunque dovette ruotare la testa all’indietro per quanto gli fu possibile, cioè senza abbandonare del tutto la visuale della strada.

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Dimanche

Max Scheler

Ciò che è nuovo, «inusitato», nel rapporto emozionale di Francesco con la natura è il fatto che i prodotti e i processi della natura hanno un senso espressivo proprio, senza una relazione allegorica con l’uomo e con le situazioni umane in generale. Che anche il sole, la luna, il vento, ecc. che non hanno alcun bisogno dell’amore caritatevole e compassionevole, vengano salutati ed esperiti dall’anima come fratelli e sorelle; che le creature, anche nel loro contesto metafisico (e solo con l’inclusione dell’uomo), vengano rapportate immediatamente al loro Creatore e «Padre» come esseri esistenti per sé ed anche (in rapporto all’uomo) del tutto indipendenti nel loro valore: è questo l’elemento nuovo, sorprendente, straordinario, antiebraico, nell’atteggiamento del Santo.

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