Gli uffici della Torraccia, da fuori, fanno una scacchiera di rettangoli che riflette il piombo del cielo. Imperscrutabili, sembrano nascondere mestieri e mansioni da scrivanie hi-tech e computer all’ultimo sistema operativo, distributori di caffè, ambienti caldi e depurati. Chissà come sembrano piccoli, da lì, quelli che ogni mattina sbarcano dall’autobus, scendono la scaletta metallica attenti a non scivolare nei giorni di pioggia, per andare a infilarsi come topi nei buchi dei piani bassi. E chissà che grasse risate o che dolorose preoccupazioni dietro i vetri imperscrutabili, stamane, quando il gagiotto con l’eskimo verde è volato sulla scaletta, le gambe all’aria e lo scontro di carne e metallo, per poi rialzarsi e gridare e correre verso il suo buco; e per poi uscirne appena mezz’ora dopo, correndo nella postura del pianeta delle scimmie verso la fermata dell’autobus.