«Fa ancora parte dell’indifferenza prodotta dall’Osceno il fatto che ci si indigni. Benché appartenga alle reazioni spontanee che questo sistema provoca, l’indignazione è ancora una di quelle armi spuntate che l’Osceno stesso offre ai suoi critici. Da questo punto di vista vale ancora il suggerimento di Marcuse secondo il quale “solo nell’indignazione l’Osceno è più che un fantasma” e che l’indignazione è ancora parte costitutiva del problema. Forse non c’è espressione più rivela trice della situazione attuale che la frase “siamo tutti scandalizzati”. Nello scandalo, di cui tutti sono scandalizzati, nessuno è chiamato ad assumersi alcuna responsabilità. È sufficiente essere scandalizzati, o dichiararsi tali, perché sia garantita l’assoluzione dalle proprie colpe o dalle proprie complicità. Anche affermare l’insopportabilità della si tuazione non ne intacca minimamente il potere. L’attesa di una svolta, la percezione che si sia passato il limite, fa ancora parte dell’Osceno. Del resto, proprio la convinzione che si sia superato un limite ulti mo permette alla fine di sopportare tutto, anche l’insopportabile. Si mili dichiarazioni sono piuttosto sintomatiche di come la comparsa dell’Osceno lasci la nostra lingua arsa, svuotata delle sue capacità. Che nella situazione italiana attuale, le stesse risate della satira finiscano per essere, malgrado tutto, l’emblema della nostra impotenza e del la nostra paura, mostra come l’espropriazione del linguaggio, di cui facciamo quotidianamente esperienza, colpisca proprio la capacità di ridere. I primi e forse i soli a dover essere feriti da queste risate siamo noi stessi, e non certo l’osceno potere ubuesco a cui esse sono rivolte.»
Gianluca Solla,
“L’Osceno. La società immaginaria e la fine dell’esperienza”,
in Filosofia di Berlusconi, a cura di Carlo Chiurco.