Emersioni

Per le immersioni vedi qui.

Philip K. DickRitta nel feretro trasparente, avvolta in un effluvio di nebbia ghiacciata, Ella Runciter riposava immobile con gli occhi chiusi, le mani sollevate eternamente verso il viso impassibile. Non vedeva Ella da tre anni, lui, e naturalmente lei non era cambiata. Non sarebbe mai cambiata, del resto, almeno secondo i comuni parametri della vita fisica. Ma ad ogni resurrezione alla semi-vita attiva, ad ogni ritorno di attività cerebrale, per breve che potesse essere, Ella moriva un poco. Ogni volta il tempo che le rimaneva usciva di fase e si attenuava.
Questa consapevolezza rinforzava in lui l’avversione ai risvegli troppo frequenti. Runciter razionalizzava il problema in questo modo; attivarla significava condannarla, e costituiva quindi un peccato contro di lei. E per quanto riguardava i desideri di Ella, espressi prima della morte e durante i primi incontri nella semi-vita… si erano comodamente fatti sempre più nebulosi nella mente di lui. Comunque, lui ne sapeva di più di lei, essendo quattro volte più vecchio. Che cosa aveva desiderato Ella? Continuare a fungere con lui come co-proprietaria della Runciter Associates; un ordine piuttosto vago. Ebbene, lui aveva accolto quel desiderio. Come ora, per esempio. E altre sei o sette volte in passato. Aveva consultato sua moglie ad ogni crisi dell’organizzazione. E stava per fare lo stesso in quel momento.

Maledetto trabiccolo acustico, brontolò mentre si adattava il disco in plastica su un lato della testa. E quel microfono; tutti impedimenti alla comunicazione naturale. Cambiando continuamente di posto sulla sedia inadeguata che von Vogelsang, o qualunque fosse il suo nome, gli aveva fornito, Runciter si sentiva impaziente e a disagio; osservò il risveglio di Ella e sperò che facesse in fretta. E in quel momento con una fitta di panico pensò:forse non ce la farà; forse si è esaurita e loro non me l’hanno detto. Oppure non lo sanno.Forse, pensò, dovrei far venire qui quel tizio Vogelsang e farmi spiegare. Forse c’è qualcosa di terribilmente sbagliato.
Ella, bella e con la pelle chiara; i suoi occhi, nei giorni in cui erano stati aperti, avevano brillato di un azzurro luminoso. Questo non sarebbe più accaduto; lui poteva parlarle e sentirla rispondere; poteva comunicare con lei… ma non l’avrebbe mai più rivista con gli occhi aperti. E non avrebbe più visto muoversi la sua bocca. Lei non avrebbe sorriso al suo arrivo. Quando lui se ne sarebbe andato lei non avrebbe pianto. Ne vale la pena? si chiese amareggiato. Tutto questo è migliore della vecchia via, la strada diretta dalla piena-vita alla tomba? Eppure in un certo senso l’ho ancora con me, decise. L’alternativa è il nulla.
Nell’auricolare si formarono delle parole, lente e incerte: pensieri circolari di nessuna importanza, frammenti del misterioso sogno nel quale lei ora risiedeva. Quale sensazione si avrà, si chiese Runciter, a trovarsi nella semi-vita? Non riusciva mai a immaginare nulla da ciò che gli raccontava Ella; l’esperienza diretta, le basi, non potevano essere trasmesse. Gravita, gli aveva detto lei una volta; incomincia a non avere più alcun effetto su di te e puoi fluttuare, sempre più libero. Quando la semi-vita sarà finita, aveva detto ancora lei,penso che si fluttuerà al di fuori del nostro sistema, fino alle stelle. Ma neppure lei lo sapeva; fantasticava soltanto e costruiva congetture. Non sembrava comunque spaventata. O infelice. Runciter ne era lieto.
«Ciao, Ella,» disse goffamente nel microfono.
«Oh,» giunse la sua risposta nell’auricolare; sembrava stupita. Eppure, ovviamente, il suo viso rimaneva impassibile. Non mostrava nulla. Runciter distolse lo sguardo.
«Ciao, Glen,» disse lei con una specie di meraviglia infantile: ricondotta a quel mondo, era sorpresa di trovarci lui. «Cosa …» La voce esitò. «Quanto tempo è passato?»
«Due anni,» disse lui.
«Raccontami cosa sta succedendo.»
«Oh, Cristo,» fece lui «sta andando tutto quanto a pezzi, l’intera organizzazione. È per questo che sono qui; tu volevi essere consultata sulle decisioni più importanti, e Dio solo sa se adesso abbiamo bisogno di una nuova politica, o di qualcosa che rinnovi la nostra struttura di scouting.»
«Stavo sognando,» disse Ella. «Ho visto una luce rossa e fumosa, una luce orribile. Eppure non riuscivo a smettere di avvicinarmi ad essa. Non potevo fermarmi.»
«Già,» disse Runciter, annuendo. «Il Bardo Thödol, il Libro Tibetano dei Morti, ne parla. Ricordi di averlo letto? I medici te l’hanno fatto leggere mentre stavi…» Esitò. «Morendo,» disse poi.
«La luce rossa fumosa è cattiva, non è vero?» Disse Ella.
«Sì e tu vuoi evitarla.» Si schiarì la voce. «Ascolta, Ella, siamo nei guai. Te la senti distarmi ad ascoltare a questo proposito? Voglio dire, non intendo sovraccaricarti o cose del genere; dimmi soltanto se sei troppo stanca o se c’è qualche altro argomento di cui vorresti parlare.»
«È così strano. Penso di aver sognato per tutto questo tempo, dall’ultima volta che sei venuto a parlarmi. Sono davvero passati due anni? Sai a che cosa sto pensando, Glen?Penso che le altre persone che sono qui intorno a me… sembriamo crescere progressivamente tutti insieme. Molti dei miei sogni non mi riguardano per nulla. A volte sono un uomo, a volte un bambino; a volte sono una vecchia grassa con le vene varicose… e mi trovo in luoghi che non ho mai visto, e sto facendo cose che non hanno nessun senso.»
«Beh, se è come dicono, stai cercando un nuovo grembo per nascere ancora. E quella luce rossa fumosa… quello è un grembo cattivo; tu non vuoi scegliere quella via. È una specie di grembo inferiore, umiliante. Probabilmente stai anticipando la tua prossima vita, o qualsiasi altra cosa possa essere.» Si sentiva stupido parlando a quel modo; normalmente non possedeva alcuna convinzione teologica. Ma l’esperienza della semi-vita era reale ed aveva fatto diventare tutti teologi.

Philip K. Dick, Ubik.
Traduzione di Gianni Montanari.