Se la divina volontà impone al momento presente il dovere di leggere, la lettura realizza in fondo al cuore il fine misterioso; se la divina volontà impone di lasciare la lettura per un dovere di contemplazione attuale, sarà questo dovere a realizzare in fondo al cuore l’uomo nuovo, e la lettura diventerebbe allora pericolosa e inutile. Se la volontà divina distoglie dalla contemplazione attuale e impone invece di ascoltare le confessioni ecc., e questo (per) un tempo considerevole, tale dovere forma Gesù Cristo in fondo al cuore, e tutta la dolcezza della contemplazione non servirebbe che a distruggerla.
L’ordine di Dio è la pienezza di tutti i nostri momenti; esso fluisce sotto mille apparenze diverse che diventando, momento per momento, il nostro dovere presente, formano, fanno crescere e perfezionano in noi l’uomo nuovo fino alla pienezza che la divina Sapienza ha ordinato che sarebbe stata in noi.
Questo misterioso avanzamento dell’età di Gesù Cristo nei nostri cuori è il fine realizzato dall’ordine di Dio, è il frutto della sua grazia e della sua volontà divina. Questo frutto, come abbiamo detto, si produce, si accresce e si nutre della successione dei nostri doveri presenti che la stessa volontà divina adempie, in modo che perseguendoli, abbiamo sempre il meglio di questa volontà santa. Basta soltanto lasciarla fare e abbandonarsi ciecamente con una fiducia assoluta; perché è infinitamente saggia, infinitamente potente, infinitamente benefica per le anime che sperano in lei totalmente e senza riserve: esse amano e cercano lei sola, e credono, con una fede e una fiducia incrollabili, che quanto essa fa in ogni momento è il meglio, e non cercano altrove il più e il meno, né valutano i rapporti esistenti nell’elemento materiale dell’ordine di Dio, il che sarebbe solamente una ricerca dell’amor proprio.
La volontà di Dio è l’essenza, il reale e la virtù di tutte le cose; è lei che le adatta e le rende proprie all’anima; senza di lei tutto è vuoto, nulla e menzogna, vanità, lettera, scorza, morte. La volontà di Dio è la salvezza, la salute, la vita del corpo e dell’anima, qualunque prova comporti per l’uno e per l’altra (l’oggetto) sul quale questa volontà si applica. Che la mente ne abbia pure le idee che le piacerà di averne, che il corpo vi senta quel che potrà sentire, anche se fossero per la mente solo distrazioni e turbamenti, anche se fosse per il corpo solo la malattia mortale: questa divina volontà è tuttavia sempre, nel momento presente, la vita del corpo e dell’anima, poiché in definitiva l’uno e l’altra, in qualsiasi stato si trovino, sono sorretti sempre e solo da lei. Il pane senza di lei è un veleno, grazie a lei è un rimedio salutare; i libri senza di lei non fanno che accecare, e la confusione grazie a lei è una luce.
Jean-Pierre de Caussade, L’abbandono alla Provvidenza divina.
Traduzione di Melisenda Calasso.