Una domanda è emersa più volte, tra i commenti ai post di questa serie e le email ad essi relative che ho ricevuto: ma non si starà attribuendo un’intenzionalità che forse non c’è? Avevo già scritto nel primo post: no. Non si sta attribuendo un’intenzionalità, né la si sta escludendo. In entrambi i casi un tipo antropologico è in azione: non è necessario che l’agente abbia un disegno, il disegno è già dato nella pulsione a distruggere determinate realtà, a magnificarne altre. In entrambi i casi il risultato è che Colorado Cafè, come dice il mio amico Daniele, è il braccio armato del Bagaglino. Quello che Colorado Cafè fa, lo fa. Il che non dimostra che quello che fa abbia una parte fondamentale in un qualche disegno di soggiogamento di massa, può anche esserne un epifenomeno, la qual cosa non sarebbe comunque meno rivelatoria della cultura e delle condizioni psicologiche dominanti Ma visto che ci sono, faccio un’altra immaginazione. Qual è lo strumento di formazione, informazione e persuasione più importante della realtà italiana? Mi sembra ovvio che sia la televisione. Qual è stato il prodotto televisivo di più grande successo nella fascia ragazzi dalla fine degli anni ’70? Gli anime. La corsa agli anime da parte di ogni rete televisiva italiana lo dimostra a sufficienza. Dunque gli anime sono stati lo strumento di formazione, informazione e persuasione più importante di chi oggi ha su per giù tra i trenta e i quarant’anni. Questa è quella che mi pare una premessa vera.
Ora l’immaginazione. Se io progettassi una sorte di golpe lento e silenzioso, basato non sui carrarmati e i manganelli bensì sulla conquista di un consenso ottenuto mediante l’impoverimento umano, assiologico e culturale del popolo che intendo soggiogare, e se secondo i miei calcoli un lavoro del genere avesse bisogno di una trentina d’anni per la sua realizzazione, quali sarebbero le persone più pericolose per me e per il mio piano? I cinquantenni li disinnesco da subito, da un lato con un sistema che garantisce stabilità economica alla maggior parte di loro, dall’altro con tette e umorismo da bar. Non temerei tanto i ventenni: il ribellismo di quell’età è una risposta naturale e giusta all’incontro con il sistema di potere, ma è acerbo, molto di pancia, non ancora maturato di studio e riflessione. Penserei che le persone più pericolose per me sono piuttosto i trentenni. Come faccio a disinnescare i trentenni? Magari studierei un sistema lavorativo che impedisca in partenza la lotta con un cappio al collo, che impedisca l’aggregazione, che scinda l’individuo in se stesso tanto da mandarlo a lavorare gratis, un sistema lavorativo che abbia come risultato, sul piano esistenziale, la sfiducia e la depressione. Facciamo che in un secondo momento potrei voler corroborare questa sfiducia mediante la ridicolizzazione mediatica dell’immaginario dei trentenni, e facciamo che intanto ho trasmesso gli anime in televisione per anni semplicemente perché tirano e mi arricchiscono. Tuttavia non sarebbe male disinnescare anche quella risorsa, e allora passo per la televisione e aggredisco quella risorsa. Adesso immagino qualcosa di leggermente più forte. Facciamo che mi viene in mente, già agli inizi della realizzazione del mio disegno, quando sto ancora lavorando per l’impoverimento umano, assiologico e culturale, che una sfiducia del genere deve essere costruita con pazienza prima della calata dell’asso della politica del lavoro, affinché la calata dell’asso funzioni. Come posso fare? Vediamo, posso fare in modo di somministrare lentamente un prodotto culturale che abbia potenzialità formative enormi, tanto che i ragazzini ne impazziscono perché vi riconoscono il bello e il buono di un calciatore che non si butterà mai in area di rigore, un prodotto culturale talmente potente da diventare l’unica cultura condivisa di quella generazione. In questo modo io posso concentrare su questo prodotto culturale l’attenzione di un numero impressionante di energie individuali e, una volta che ho raccolto nel suo campo di valori tutte le energie, ecco che io posso spazzare via quelle energie e quei valori con una sola zampata, distruggendo quel campo. Come? Introducendovi la contraddizione e la vergogna: per esempio le mie televisioni di riferimento, diversamente dalle altre che semplicemente trasmettono il prodotto per la sua qualità, possono incorniciare il prodotto con sigle idiote e infantili che potrò far emergere dalla memoria in qualsiasi momento per svilire quel prodotto culturale; le mie televisioni di riferimento possono tagliare descrizioni di culture lontane, vedi mai che fan sognare mondi possibili realmente esistenti, o le scene sessualmente allusive, sennò come faccio a farlo passare per un prodotto per bambini e poi sostenere che quel prodotto è da bambini, non da adulti pratici; in questo modo ottengo anche l’effetto di rendere le trame incomprensibili e mi facilito eventualmente la dimostrazione della bassa qualità del prodotto. Lì per lì ottengo che chi guarda quel prodotto di sfuggita, transitando davanti all’apparecchio televisivo, abbia sempre buon gioco a delegittimarlo e svilirlo agli occhi di chi lo segue con attenzione. Nel corso degli anni ottengo che, per una vergogna diffusa da parimpampùm, chi su quel prodotto culturale si è formato ne prenda le distanze, ovvero prenda le distanze da se stesso, ottengo che sia minato nella credibilità ai propri stessi occhi, che non sia più in grado di razionalizzare, di cercare il nemico nel sistema, di proiettare il male fuori di sé perché non ha più fiducia nelle proprie percezioni e nel proprio sentire, che si fidi ancora di quello che dicono i grandi pur avendo già di molto superato l’età in cui uno possa dirsi grande. Infine, per gettare definitivamente il capro nel burrone, posso menare una zampata, sanzionare l’avvenuta espulsione dei valori veicolati dal prodotto. Attraverso quale canale posso menare la zampata? Ovvio: attraverso il canale giovane per eccellenza, quello stesso canale che ha trasmesso quel prodotto culturale per anni e che nel palinsesto serale si rivolge ai giovani ormai cresciuti. Ma queste due erano solo immaginazioni, e presa questa deriva chissà cosa si potrebbe arrivare a immaginare. Che so, magari un vero e proprio rituale di espulsione del capro espiatorio, magari rappresentato dal personaggio simbolo degli anime in Italia, magari reso oggetto di derisione, con tanto di coretto “scemo! scemo!”, magari infarcendo il tutto con riferimenti al pragmatismo dei tempi che cambiano, all’inutilità odierna dei valori di cui quel personaggio è stato portatore, magari con riferimenti inquietanti ad armate mediatiche e alla fierezza nel vestirsi di nero: un rituale compiuto secondo gli standard della tv generalista, magari, appunto, sullo stesso canale giovane di cui si è già parlato, e magari, appunto, proprio nella stessa trasmissione in cui è in azione Omar Fantini, magari come sigla finale, magari suonata dai Gem Boi.
Torna alla terza parte.