La disposizione
Abbandonare l’affannosa ricerca di quel volere-illuminare schellinghiano che discende nel desiderio oscuro tentando di illuminarlo – tanto che verrebbe da chiedersi quale delle due parti è quella realmente aggressiva e cannibale – non è sufficiente a trovare un nuovo modo di relazionarsi alla vita, ma è necessario affinché si sia pronti ad accogliere lo spirito, come, dice Schelling, qualcosa che innalza la volontà anche rispetto a se stessa come mero desiderio: è necessario dunque affidarsi, imparare ad affidarsi, sapersi affidare, fidarsi della propria speranza e del fatto che, se anche in quel momento non possiamo percepirlo, il mondo è bello. Dice: che certezza ho che se io mi fido poi lo spirito soffi? Nessuna, infatti devi imparare a fidarti. Ma – insieme – restano vere le parole di Deda: “Dovemmo perderci per ritrovarci, e poi fidarci, perché c’era la stessa luce ad aspettarci”. Come avviene la ricezione? Attraverso una disposizione, dunque: il fidarsi. Che dipende da noi, dalle facoltà che già abbiamo, non da quelle che ancora non abbiamo.