…Ma c’è di più, il viaggio di Matteo è la ricerca di tutto quello che ci è stato portato via: la capacità di provare empatia, amore, dolore ma anche felicità in maniera sincera e autentica va riconquistata, il cuore atrofizzato deve ricominciare a pompare sangue e a sanguinare a sua volta. L’eterno conflitto tra la via della mente e la via del sentimento percorre sotterraneo tutto il libro. Matteo scrive una tesi sulla differenza tra la filosofia dei domenicani e quella dei francescani nella mistica occidentale, oscillando fino alla fine su chi avesse ragione: i primi che sostenevano il primato dell’intelletto o i secondi che propugnavano quello dell’amore. La dicotomia ritorna nell’opposizione tra i Laureati e i Destatori, ma anche se vogliamo nella scissione tra Matteo e Dreadlock. Alla fine, chi vince? Nessuno perché se il cuore in Babilionia è solo simulazione anche l’intelletto è falsa coscienza. Il confine tra bene e male è stato sfondato da un sistema che divora e crea continuamente se stesso e forse non c’è soluzione, se non quell’entropia che inesorabile corre verso la distruzione e che trascina tutti con sé: senza sommersi e senza salvati.
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