Grigorios Kapsomenos

Ieri ho appreso che il 9 aprile se n’è andato Grigorios Kapsomenos, per molti semplicemente Gregorio, il libraio della Libreria delle Moline. La Libreria delle Moline: credo che rimarrà, per molti di noi, l’archetipo della libreria. Grigorios: in dodici anni trascorsi a Bologna tra università, strade, centri sociali, facoltà, collettivi, osterie, laboratori, appartamenti, redazioni, non ho mai incontrato nessun altro che emanasse – quasi visibilmente, quasi tangibilmente – una simile aura di cultura, profondità umana e profonda umanità.
Su Carmilla Chiara Cretella ricorda Grigorios.

Egemonia e grandi narrazioni

Il Joker, l'egemonia, le grandi narrazioni
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Le due tavole sono tratte da Batman: The Killing Joke, di Alan Moore e Brian Bolland, DC Comics 1988, pubblicato per la prima volta in Italia da Rizzoli in allegato al numero 76 di “Corto Maltese”, nel 1990. Attualmente The Killing Joke è edito da Planeta DeAgostini.

Ciò che determina il destino

Da Ordo amoris, di Max Scheler:

Chi ha l’ordo amoris di un uomo ha l’uomo stesso. Ha per l’uomo inteso come soggetto morale ciò che è la formula di cristallizzazione per il cristallo. Scruta l’uomo fino al punto limite a cui può arrivare chi voglia scrutare l’uomo. Vede davanti a sé le linee fondamentali del suo cuore, che compiono il loro percorso restando costantemente al di là di ogni diversità e di ogni complessità di carattere empirico; è il cuore infatti che più del conoscere e del volere merita di essere definito come nucleo dell’uomo inteso quale essere spirituale. Chi ha l’ordo amoris di un uomo possiede in uno schema spirituale la fonte originaria che segretamente alimenta tutto ciò che da quest’uomo proviene; ancor di più: possiede l’elemento originario che determina tutto quello che continuamente appresta a prodursi attorno a lui – ciò che nello spazio determina il suo ambiente morale, ciò che nel tempo determina il suo destino, ossia l’insieme di tutto ciò che a lui e solo a lui può accadere. Poiché già il semplice fatto che l’uomo attribuisca il valore di stimolo, in base alla modalità e all’intensità d quest’ultimo, a una qualche attività della natura che non dipende da lui ma che ha effetto su di lui, non può avvenire senza la partecipazione del suo ordo amoris.

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Ecco fera faccia di Gwar n.15

Giovedì non ha capito. Cerca la sua colpa e prega di trovarla. Cerca cos’è che non gli torna, ma siccome non gli torna non lo trova. Si mette a letto, pensa che così doveva andare, ma non ci crede per davvero. Venerdì il suo non capire è una dinamica lentissima che dura tutto il giorno e ai due lati della quale stanno: un grande gioco di arbitrarie torture, che non domina, e che non vede in faccia, e che lo gioca senza cause; una poesia infinita, che lei è e che lei sa dire, e accanto alla quale lui è minuscolo e privo di parole per descriverla, e colmo di devozione muta, e di un confidare cieco. Sabato sale a San Miniato. Nel bosco dei cipressi ascolta il vuoto, legge il nulla. Torna a casa e grazia i postit attaccati sopra al muro, lascia il rosmarino sopra al davanzale, e la salvia, malata di bianco, che non mangia mai, e di cui ogni giorno ha cura. Nemmeno la malta della settimana scorsa dai lacci delle scarpe ha avuto il cuore di lavare. Spazza il pavimento e si autoassolve, perché il fatto non sussiste.

Ecco fera faccia di Gwar n.13

In quel tempo disse ai suoi monologhi: prendetevi tra voi e unitevi nella maniera più sapiente. E uscì. Quando tornò vide che alcuni monologhi erano rimasti esclusi. Assegnò allora un valore a ogni discorso composto di più monologhi e lo stesso valore a ogni monologo che era rimasto escluso.