Il peggiore tradimento possibile

Simone Weil

Fino a quando non troveremo la possibilità di evitare questa oppressione degli apparati sulle masse nel corso della produzione e del combattimento, ogni tentativo rivoluzionario avrà qualcosa di disperato. Infatti, mentre ci è noto di quale sistema di produzione e di guerra noi agogniamo con tutte le nostre forze la distruzione, ignoriamo quale sistema accettabile potrà prendere il suo posto. D’altra parte, qualunque tentativo di riforma appare come puerile nei confronti delle necessità cieche implicite nel funzionamento di questo, mostruoso ingranaggio. La società del presente assomiglia a una immensa macchina che afferri gli uomini e di cui nessuno conosca le leve di comando; e coloro che si sacrificano per il progresso sociale assomigliano a gente che si aggrappi alle ruote e alle cinghie di trasmissione nell’ansia di arrestare la macchina, facendosene a loro volta stritolare. Ma l’impotenza in cui ci si trova a un dato momento, impotenza che non deve essere mai considerata come definitiva, non può dispensare dal rimanere fedeli a se stessi, né scusare la capitolazione davanti al nemico, di qualunque maschera si copra. Comunque si travestano linguisticamente il fascismo e la democrazia o la dittatura del proletariato, il nemico capitale resta l’apparato amministrativo, poliziesco e militare; un nemico non identificabile con quello che ci sta di fronte, identificabile perché si presenta come nemico dei nostri fratelli, bensì è il nemico che dice di essere il nostro difensore, mentre ci rende schiavi. In qualunque circostanza il peggiore tradimento possibile consiste sempre nell’accettare la subordinazione a questo apparato e nel calpestare in se stessi e negli altri, per servirlo, tutti i valori umani.

Simone Weil, “Riflessioni sulla guerra”, Incontri lbertari
Traduzione di Maurizio Zani

Dimanche

«Il Creatore fece i sensi proiettati verso l’esterno: essi vanno al mondo della materia esteriore, non allo Spirito interno. Ma un saggio che vide l’immortalità guardò all’interno di se stesso e trovò la sua Anima.
Lo stolto corre in direzione dei piaceri apparenti e cade nelle trappole della morte che tutto abbraccia. I saggi, al contrario, hanno trovato l’immortalità e non cercano l’Eterno nelle cose che svaniscono.
Questo, attraverso cui noi percepiamo colori e suoni, profumi e baci d’amore; solo attraverso il quale possiamo raggiungere la conoscenza; attraverso il quale possiamo essere consapevoli di qualcosa:
Questo, in verità, è Quello.

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Dimanche

La posterità dell’Adamo terreno fu numerosa e completò (la terra); produsse in se stessa tutte le conoscenze dell’Adamo psichico. Ma (quanto) al tutto era nell’ignoranza.
Allora io proseguo: quando gli arconti videro che egli e quella che era con lui vagavano nell’ignoranza, come gli animali, se ne rallegrarono molto. Ma allorché capirono che l’uomo immortale non solo non li avrebbe trascurati, ma che essi avrebbero temuto anche colei che si era fatta albero, rimasero costernati; dissero: «Non sarà costui il vero uomo che ci ha accecato e ci ha fatto conoscere quella che fu contaminata e gli assomigliava, per poterci vincere?». Tennero allora consiglio i sette (arconti). Andarono timorosi da Adamo ed Eva; dissero a lui: «Tutti gli alberi che si trovano nel paradiso sono stati creati per voi, mangiatene i frutti ma guardatevi dall’albero della gnosi; non mangiatene. Se ne mangerete, morirete». Instillata loro una grande paura, se ne ritornarono alle loro potenze.
Venne, allora, colui che è più saggio di tutti loro, chiamato «la bestia». E quando vide l’immagine della loro madre Eva, disse a lei: – Che cos’è che vi ha detto dio: non mangiate dell’albero della gnosi? -. Lei rispose: «Ha detto: Non solo “non mangiatene”, ma: non toccatelo, affinché non moriate». Egli disse loro: Non abbiate paura! Non morirete. Sappiate infatti che se ne mangerete la vostra intelligenza si desterà e sarete come gli dèi, poiché conoscerete la differenza che c’è tra gli uomini buoni e i cattivi. Essendo invidioso, vi ha detto questo affinché non ne mangiate.
Eva ebbe fiducia nelle parole dell’istruttore. Guardò l’albero, vide che era bello, alto e lo desiderò; prese del suo frutto, mangiò, ne diede pure a suo marito, il quale ne mangiò. La loro intelligenza allora si aprì. Infatti, dopo che ne ebbero mangiato, la luce della gnosi li illuminò. Allorché si vestirono di vergogna, si accorsero di essere nudi e si innamorarono l’uno dell’altra. Quando videro quelli che li avevano plasmati, ne ebbero disgusto, perché avevano forma di animali; essi impararono molte cose.

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Alla pari con se stessi

Theodor W. Adorno

Pianta di serra. Si parla spesso di precoci e di tardivi, quasi sempre con un segreto augurio di morte per i primi; ma il discorso non regge. Chi matura presto, vive nell’anticipazione. La sua esperienza è aprioristica, una sensibilità che è presentimento, e saggia in immagini e parole ciò che solo più tardi sarà corrisposto in cose ed uomini. Questa anticipazione, saziata per così dire in se stessa, allontana dal mondo esterno e presta facilmente al rapporto con quest’ultimo un carattere nevrotico e infantile. Se il prematuro è qualcosa di più che il possessore di alcune abilità, è costretto in seguito a mettersi alla pari con se stesso: un obbligo volentieri presentato dai normali come un dovere morale. Egli deve conquistare faticosamente, al rapporto con gli oggetti, lo spazio che è stato occupato dalla sua rappresentazione: e deve apprendere perfino a soffrire. Il contatto col non-io, che, nei cosiddetti tardivi, non è mai disturbato dall’interno, diventa un bisogno per il precoce.

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Dimanche

E’ vera Dimanche quando capisci che per trovare un punto d’appoggio devi perdere tutti i punti d’appoggio, uno dopo l’altro, fino all’ultimo.
Il vuoto.
Il vuoto è il punto d’appoggio.

Dimanche

Simone Weil

«Noi crediamo per tradizione, per quanto riguarda gli dèi, e vediamo per esperienza, per quanto riguarda gli uomini, che sempre, per una necessità di natura, ogni essere esercita tutto il potere di cui dispone» (Tucidide). Come un gas, l’anima tende ad occupare la totalità dello spazio che le è accordato. Un gas che si restringesse e che lasciasse un vuoto sarebbe contrario alla legge della entropia. Non succede così col Dio dei cristiani. È un Dio sovrannaturale mentre Geova è un Dio naturale.
Non esercitare tutto il potere di cui si dispone, vuol dire sopportare il vuoto. Ciò è contrario a tutte le leggi della natura: solo la grazia può farlo.
La grazia colma, ma può entrare soltanto là dove c’è un vuoto a riceverla; e, quel vuoto, è essa a farlo.

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Girato al contrario

Un estratto da La seconda persona di Demetrio Paolin:

Demetrio Paolin, La seconda personaIl caffè nella macchina sale e copre il rumore dell’acqua. Sei circondato dall’acqua, lui è in bagno a farsi la doccia e fuori piove. Tu abiti in un bel quartiere, ti dici mentre guardi dalla finestra con la tazzina in mano. Il rosso dei coppi, le antenne e i balconi che ti circondano hanno assunto le sembianze di persone care. Parli ai tetti, ai lampioni e alle vie come da piccolo facevi con le macchine e i robot. A loro ti rivolgi quando un incubo ti spaventa e ti svegli nel pieno della notte. Anche ora cerchi in questi pezzi di città incarnata una possibile soluzione a quello che è successo.
Lui si è alzato e ti ha detto: ora ci vuole una bella doccia. Non ha aggiunto altro, come se fosse un fantasma o un automa con la sua faccia e le sue sembianze. Credi sia tutto dovuto alla pioggia – che batte con ritmo ineguale, che senti scrosciare dalle grondaie, che picchietta sugli ombrelli delle persone, che sembra ti entri dentro, fin nell’intimo.
Ma non lava, questo pensi; questa pioggia non lava niente, non pulisce, anzi, complica le cose. È la disperazione delle madri che devono pulire i pavimenti, la noia di chi è in giro per lavoro o per compere e deve trovare un posto dove stare finché non spiove. Acqua che non lava, ma anzi sporca – sorta di universo capovolto. Quello che è accaduto ha messo a soqquadro il mondo, lo ha girato al contrario: lo storto s’è raddrizzato, il dritto curvato e la pioggia non ha purificato ma reso lercio tutto.

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Dimanche

Roberta De Monticelli

Tu sei per me il massimo valore, solo se il tuo essere è perfettamente compatibile con questa possibilità – con una spiegazione interamente naturale di tutto quello che esiste. Perché se non lo fosse, allora questa verità secondo noi possibile, concepibile, dovrebbe essere rigettata da chi crede in Te, prima di essere, sia pure all’infinito, accertata o respinta. Ma allora tu saresti l’ostacolo che si frappone fra noi e la ricerca di una verità, sia pure soltanto possibile. E allora superiore a Te sarebbe il Dubbio. Certamente fra consentire a Te e non volere alcun ostacolo fra noi e il vero, qualunque esso sia, se mai potesse esserci opposizione fra le due cose, io abbraccerei la seconda. Ma chi non lo farebbe fra i tuoi ammiratori? È inconcepibile e rivoltante che si possa «credere in Dio» contro la verità possibile.

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Mardi

Max Scheler

Non la colpa di cui si è pentiti, ma solo quella priva di pentimento ha il potere di determinare e vincolare la vita futura. Il pentimento uccide il nucleo vitale della colpa attraverso il quale esso procede. Esso sradica dal centro vitale della persona il motivo e l’azione, l’azione con la sua radice, e rende così possibile l’inizio libero e spontaneo, l’inizio verginale di una nuova fase della vita, che può scaturire dal centro della personalità, non più vincolata, proprio grazie all’atto di pentimento. Il pentimento realizza dunque un ringiovanimento morale. Forze giovani e ancora innocenti dormono in ogni anima. Esse però sono ostacolate, anzi, come soffocate, dall’erbaccia del peso della colpa, che durante la vita si è accumulata e concentrata. […] I buoni propositi, senza una coscienza della forza e della capacità di realizzarli che sia immediatamente connessa con l’atto del proposito, sono proprio quelli con cui è lastricata nel modo più invitante la «strada per l’inferno». Questo significativo proverbio si dimostra vero per la legge secondo la quale ogni buon proposito che non contiene in sé la forza necessaria alla sua realizzazione, non solo conserva la vecchia condizione di sofferenza interiore e tormento interiore dell’anima, dunque è superfluo, ma aggiunge alla persona in questa condizione un nuovo valore negativo, confermando e aggravando la condizione stessa. La via che conduce al massimo disprezzo di sé passa quasi sempre per i buoni propositi non realizzati, che non sono stati preceduti da un giusto pentimento.

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Dimanche

F. W. J. Schelling

Dio ha in sé un fondamento intimo della sua esistenza che, in quanto tale, lo precede come esistente; ma Dio è a sua volta il Prius del fondamento, in quanto il fondamento, anche come tale, non potrebbe essere, se Dio non esistesse actu.
Alla medesima distinzione conduce una veduta che parta dalle cose.
 Prima di tutto bisogna mettere interamente da parte il concetto di immanenza, in quanto con esso si deve esprimere un’inerte comprensione delle 
cose in Dio. Noi pensiamo piuttosto che il concetto del divenire sia l’unico adeguato alla natura delle cose. Ma esse non possono divenire in Dio, considerato assolutamente, poiché esse sono diverse da lui toto genere o, per parlare più giustamente, sono da lui infinitamente diverse. Per essere separate da Dio, esse devono divenire in un fondamento diverso da lui. Ma poiché nulla può essere fuori di Dio, questa contraddizione si può risolvere solo così, che le cose hanno il loro fondamento in ciò che in Dio non è Lui stesso, vale a dire in ciò che è il fondamento della sua esistenza.

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