Rinuncia a un sonno cristiano e con autoriprovazione si abitua a dormire dalle otto del mattino alle tre del pomeriggio. Dopo aver letto qualche pagina di Lem si addormenta. Sogna di aver comperato cimeli da una trasmissione che si occupa di misteri ed evidentemente anche di televendita: nello specifico ha acquistato i cadaveri di storici assasini seriali tra i quali un tizio considerato un vero uomo lupo. Ne ha appoggiati un po’ a casa dei suoi, riempendo il salotto con una valigia contenente i resti della Cianciulli e due barelle coperte di rozzi plaid, una delle due recante il corpo imbalsamato di Pacciani. Un po’ di altri cimeli ne ha a casa sua. Sua madre è contrariata, trova tutto questo di pessimo gusto (questo, attraverso una catena di concetti mediata dall’aggettivo infelice, gli ricorda che nell’horror giapponese una mancata sepoltura spinge spettri a tormentare); suo padre vorrebbe sembrare razionale, ma non sfugge la sua spaventata perplessità di fronte all’acquisto, e gli domanda, in ogni caso, se abbia tenuto le ricevute, qualora si manifestassero accuse di illecito possesso. Lui ci pensa, effettivamente non ricorda, gli pare proprio di no. Aggiunge però che il Signor Carlo Lucarelli è persona perbene e, qualora si presentassero problemi, non mancherà di testimoniare il regolare acquisto. Per sottolineare la sua sicurezza sorride sornione e batte una mano sulla valigia della Cianciulli (sollevandosi assieme alla polvere, l’horror giapponese aleggia nuovamente). In silenzio, mesto, considera che sarebbe bene liberare casa dei suoi – e al più presto possibile – da quell’insepolta compagine, anzi: pensa che mai avrebbe dovuto portarcela. Tuttavia non ha altro spazio, il danno ormai lo ha fatto: ne piange. Si sveglia. Legge Lem.